Nuove tutele per medici e gli infermieri
Nuove aperture e buone notizie per medici, infermieri in servizio e chi aspira ad esserlo a pieno titolo. Partiamo subito dalla notizia che maggiormente sta a cuore soprattutto ai sanitari che operano in corsia o che hanno aderito alla chiamata de governo e stanno svolgendo il delicato e importante compito di vaccinare gli italiani.
Già il testo originario del provvedimento, prima dell'esame a Palazzo Madama, limitava la punibilità, a titolo di omicidio colposo o di lesioni personali colpose, per le somministrazioni dei vaccini anti-covid operate nel corso della campagna vaccinale. Durante l'esame a Palazzo Madama è stato introdotto un altro scudo, che riguarda medici e infermieri in corsia.
Una scriminante per i casi di morte o lesioni legati al Covid. Nel dettaglio, la modifica prevede che durante lo stato di emergenza, i reati previsti dagli articoli 589 e 590 del codice penale - omicidio colposo e lesioni personali colpose - commessi nell'esercizio di una professione sanitaria e legati alla situazione di emergenza, "sono punibili solo nei casi di colpa grave".
E ai fini della valutazione del grado della colpa, si dispone che il giudice dovrà tenere conto "della limitatezza delle conoscenze scientifiche al momento del fatto sulle patologie da Sars-Cov-2 e sulle terapie appropriate, nonché della scarsità delle risorse umane e materiali concretamente disponibili in relazione al numero dei casi da trattare, oltre che del minor grado di esperienza e conoscenze tecniche possedute dal personale non specializzato impiegato per far fronte all'emergenza".
Con il decreto è scattato l’obbligo di vaccinarsi per tutti gli operatori sanitari, farmacisti e psicologi. Nel caso di mancata adempienza il professionista potrebbe vedersi sospeso il diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implichino contatti interpersonali.
Non solo, chi non si vaccina rischia di essere demansionato con un taglio dello stipendio.
Il personale sanitario potrà d’ora in avanti dormire sonni un po’ più sereni rispetto all’inizio del mese di settembre quando, nella sola Lombardia, erano state presentate circa 300-400 cause civili contro i sanitari impegnati in prima linea soprattutto nella prima ondata della pandemia. Molte erano state, in quel periodo, le richieste di pareri medico-legali per valutare la responsabilità civile di medici di famiglia, medici di Pronto Soccorso e medici ospedalieri, impegnati a fronteggiare l'emergenza Covid 19.